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... Il tempio di sapori autentici

Prenotazioni

 

Telefono: 0465  502104

Cellulare 331 2121801
Email:  info@ristorantemildas.it

La sala del Culto

Originariamente  era la cappella di un convento : ove si svolgevano riti e canti  monastici dediti a purificare l’ anima ora si coltiva il culto del buon cibo atto ad alimentare i sensi   

in armonia con lo spirito di amicizia e convivialità che si crea quando si è in buona compagnia attorno a un desco. Le volte a crociera e le colonne in granito della val Nambrone la fanno risalire ad un periodo medioevale dal 1100 al 1300. La struttura originale, sopravvissuta alla frana che ha sommerso il piccolo e grazioso borgo di Vadaione all’inizio del 1600 venne utilizzata nel 1800  come stalla  per la locale stazione di posta, allora gestita dagli avi

del dr. Arturo Maganzini. Al piano superiore nella Locanda “all’ Opinione” si dava ristoro ai viandanti e si commentavano le notizie che dai medesimi venivano riportate. Con la seconda guerra mondiale cessa la funzione di stazione di posta e ai cavalli subentrano le vacche brune della pregiata razza Rendena. Di sera la stalla si anima e diventa luogo d’incontro per raccontarsi storie, poesie e filastrocche dialettali riscaldandosi al tepore rilasciato dal bestiame.  Al piano superiore bevande, minestre, polenta e coniglio, strudel e torte di  mele, balli paesani. Con la scomparsa di Arturo e delle sorelle Maganzini si chiude un’epoca.  Nel 1981 lo stabile viene rimodernato nella parte superiore mentre il piano interrato diventa proprietà nel 1986 della famiglia Pizzini che si avvale nel restauro e nel design  della sensibilità artistica e creativa di Graziano Bortoloso , già allievo del grande maestro d’arte Carlo Scarpa.

Così vestito a nuovo, riparte il 26 luglio  il ristorante Mildas, dopo la prima e indimenticabile esperienza a Pinzolo dove è nato in piazza Collini il 21 luglio ‘66 e quella successiva dall‘82 all’86 nell’allora prestigioso Des Alpes di Madonna di Campiglio, residenza estiva degli Asburgo ai tempi dell’imperatore Franz Joseph e della principessa Sissi.

La stanza del Sidro

E’ una saletta accogliente dotata di tre tavoli, di un comò e una specchiera fine ‘800.

Viene a volte prenotata per ricorrenze di compagnie numerose che non superino i 20 posti a sedere o da famiglie con bambini.

Fino al 1981 era per le famiglie Maganzini la stanza delle mele. Infatti veniva usata  come deposito per le mele raccolte nel loro podere da cui estraevano una bevanda allora molto usata : il sidro.  In tale stanza che purtroppo noi non abbiamo avuto modo di vedere

altrimenti l’avremmo conservata com’era, si scendevano tre gradini e in mezzo ci stava il pozzo in granito per la macerazione delle mele.

Bello, utile da conservare e d’avanguardia sarebbe stato l’orto d’inverno che le famiglie sopra citate coltivavano per le loro esigenze alimentari sfruttando l’area dove attualmente ci sono i servizi. Ovviamente nella ristrutturazione hanno dato precedenza ad altre necessità.

La stanza dei Conigli

E’ un prive’ prenotato solitamente da chi desidera passare in intimità e riservatezza una serata per festeggiare un compleanno piuttosto che una laurea o tenere un incontro d’affari.

“A” come Ada , la mamma di Mirko. In effetti è arredata con i suoi mobili in ciliegio del primo ‘900  e sull’unico tavolo, allungabile all’occasione fino a 10 posti a sedere,  vi mangiava la sua numerosa famiglia.

Ada era una donna minuta sorretta da una tempra forte. Una donna che aveva mani di fata e sapeva provvedere con maestria alle necessità dei suoi sette figli, dall’abbigliamento alle calzature ma soprattutto era una meravigliosa cuoca: qualsiasi cibo preparasse, anche un uovo al tegame, era sublime. Mi viene facile accostarla a “Babette” la grande cuoca dell’omonimo pranzo e romanzo, come lei era un’artista, la differenza stava solo nella disponibilità e qualità delle materie prime.

Questa saletta era denominata dai signori Maganzini la stanza dei conigli: infatti vi alloggiavano  e crescevano i conigli vinti alla fiera di Carisolo dai cinque cugini allora ragazzini. Per loro era un’entusiasmante esperienza e bellissima tradizione, peccato per loro che quando finite le vacanze dovevano tornare a Genova, i conigli sparissero a loro insaputa e  finissero arrostiti allietando la mensa di  parenti e amici.

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